Il Pdl vuole anticipare a 14 anni l’età per iniziare a lavorare

Uno degli obiettivi del governo Letta dovrebbe essere quello di costruire un ponte solido tra il mondo dell’istruzione e della formazione e quello del lavoro. Non è propriamente in questo senso che si dirige la proposta del ministro Maurizio Sacconi (Pdl), secondo il quale e persone dovrebbero cominciare a lavorare a 14 anni. O al massimo associare lo studio a un’attività di apprendistato. Serve o non serve? E’ utile o no? Si tratta di un deprecabile ritorno al passato (invece di guardare avanti, si guarda indietro) o di una mossa intelligente per tamponare l’emorragia del lavoro di cui soffre l’Italia.

Lavorare a 14 anni: che fine ha fatto il ponte con la formazione?

Considerando che tra i 27 Paesi Ue, l’Italia è in fondo alla classifica per ciò che riguarda l’abbandono scolastico (superato solo da Malta, Spagna e Portogallo), viene logico pensare che di conseguenza, qualora la proposta dovesse concretizzarsi, toccheremmo davvero il fondo.
Abbassare la soglia della scuola dell’obbligo da 16 a 14 anni, per molti opinionisti non è affatto una soluzione: cosa potrebbe fare un ragazzino appena uscito dalle scuole medie, se non lavori manuali e poco intellettuali? Come funzionerebbe la logica dei diritti del lavoratore? E chi sarebbe disposto a crescere in una sua attività avendo come requisito di formazione solo un diploma di scuola media? Aumenterebbe il lavoro manuale, diminuirebbe quello “intellettuale”: meno creatività e più mani sporche, meno “padroni”e più operai. A patto che non si scelga di tornare all’agricoltura, visto la crescente tendenza dell’ultimo periodo.
La proposta di Sacconi vira ancora una volta nella direzione della dequalificazione, aumentando le potenzialità di un argomento che è risultato predominante nel Decreto Lavoro. Sostanzialmente, le ultime proposte in materia di lavoro sembrano suggerire che meno si studia, più si potrebbe lavorare. Metaforicamente, significherebbe eliminare le radici dell’istruzione per favorire la crescita di un albero destinato a morire, perché privo di nutrimento. Queste sono le opinioni che circolano maggiormente nel web.
La controproposta più diffusa? Forse bisognerebbe ragionare un po’ di più sul consolidare il mondo della formazione e sul migliorare le attuali condizioni dei lavoratori, piuttosto che pensare a soluzioni drastiche e a breve termine. O almeno, pensare a entrambe le cose.
Daniele Sforza

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